Don Luigi Ciotti al Rototom Sunsplash durante il dibattito sulla “risorgenza del razzismo”.
Comunicato stampa
“L’indignazione è di moda. Bisogna invece manifestare disgusto. Per tutto quello che sta succedendo. Il 2 luglio 2009 è stata una data tragica per il nostro paese. Quando è stato varato il pacchetto sicurezza. Dobbiamo essere disgustati e reagire. “così Don Luigi Ciotti oggi pomeriggio al Rototom Sunsplash durante il dibattito sulla “risorgenza del razzismo”. Applausi a non finire per chi ha annunciato ai presenti che il gruppo Abele “continuerà ad accogliere tutti e non emarginerà nessuno. E’ possibile coniugare legalità e accoglienza con fermezza e noi lo facciamo ogni giorno nei campi rom, Con i nostri operatori di strada. In Italia si combattono i poveri e non la povertà. Non si combatte la mafia ma i ragazzi che li compiono. Potete star sicuri che i veri criminali entrano in Italia con i documenti in regola e non con i barconi. Purtroppo in Italia c’è più penale e meno sociale. Si investono più soldi nell’ampliamento delle carceri e si tolgono alle cooperative sociali. Certamente il rispetto delle regole ci deve essere ma queste devono essere rispettate soprattutto dalla nostra classe politica dirigente e da chi sta è più in alto. Non è un caso che mentre si insiste sulla legge sulle intercettazioni per bloccare le inchieste a certi livelli si è rallentata volutamente la legge sulla prostituzione che potrebbe andare a toccare vicende recenti”. È duro Don Ciotti mentre attorno a lui la gente si fa sempre più attenta. Prima di lui aveva parlato Boris Pahor, scrittore che ha ricordato la vicenda di sua moglie, morta quattro giorni fa, sorella di un eroe sloveno. Pahor ha voluto ricordare che il razzismo italiano era nato ben prima con l’incendio della casa della cultura slovena bruciata il 13 luglio 1920 dalle camicie nere. A lui il pubblico del Rototom tributa l’applauso più lungo e più emozionante. “Bisogna fare memoria di quello che è successo perché non succeda più” dice andandosene. Moderato da Laura Balbo il dibattito era iniziato con Moni Ovadia affermando che il razzismo oggi stava tornando: “il ministro Maroni non ha titoli per parlare di razzismo ma sono gli africani, i rom che hanno i titoli per farlo. Non ha titolo chi pratica il razzismo ma chi lo subisce” . Infine è intervenuto Ash Amin studioso del razzismo che ha sottolineato come dopo l’11 settembre ogni politica di multiculturalità è stato abbandonato da molti paesi europei. Per il docente inglese sono importanti tre punti. Primo: il razzismo è sempre latente. Secondo: che in un periodo di apertura e democrazia i razzismi tornano sempre a imporsi. Terzo: che il razzismo vien sempre prima del pensiero. E non si può tornare alla cultura della differenza molto poco realistica.
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