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Tre degli appuntamenti di questa ricchissima settimana:
Giovedi' 4 dicembre, ore 20.30,
terza serata Visioni Punk: THE PUNK ROCK MOVIE, G.B. 1978.
118 min. Prodotto da P. Clifton. Con Sex Pistols, Clash, Slits, Siouxie & The Banshees, X-Ray-Spex, Adverts, Generation X, Johnny Thunder, Eater, Wayne County & The Electric Chairs, Subway Sects, Slaughter & The Dogs, Alternativ Tv, Poly Styrene, Shane, Cat Woman. Regia di Don Letts. Lingua: inglese.
Un eccezionale documento sul fenomeno punk, girato dall’interno del movimento, grazie alla superotto di un regista giamaicano, Don Letts, che lavora come dee-jay al Roxy Club durante i famosi terribili cento giorni del festival punk (dal gennaio all’aprile del 1977). Un film-verità, realizzato senza filtri nè censure di sorta, con la tecnica molto libera e diretta del filmare tutto quello che capita fino a che dura una bobina di superotto. ed il film, per come è girato e montato, sembra essere esattamente la logica estensione dei comportamenti punk: dal rituale delle nuove droghe al pogo, dallo sputo disinvolto alla spilla, dallo strappo alle catene, alle borchie… E questo si sente ancora di più nell’edizione gonfiata a 35mm, dove è ancora più evidente, quasi amplificata, tutta la cruda, bucata, sgranata immediatezza di un altro modo di fare cinema.
Don Letts è il DJ per eccellenza, che ha fatto da tramite fra la cultura reggae e il punk, fenomeno esclusivamente bianco. E’ stato la colonna sonora del Roxy, locale storico del punk londinese.
Il viaggio che culmina con il punto d’unione di Don Letts con i Punk Rockers comincia nel 1975, quando il Dj gestisce un negozio nella Kings Roads, “Acme Attractions”, in cui, oltre a vendere vestiti di seconda mano, jukeboxes e dischi, si suona dub e reggae a tutto volume.
La musica, più che la merce, sembra attirare i clienti - a pochi metri da Acme Attraction si trova il negozio di Malcolm Mclaren e Vivienne Westwood, il “Sex” dove si danno appuntamento i futuri Pistols - il rastafarian Letts comincia a frequentare il negozio di McLaren/Westwood e viceversa. Comincia cosi’ uno scambio di visite tra i frequentatori dei due negozi che porta allo sviluppo di nuove idee musicali e non caratterizzate da un comune denominatore: l’insofferenza per le regole, la mancanza di spazi, il senso di ribellione.
Letts, nato in Inghilterra da genitori giamaicani nel 1956, rappresenta una generazione che vuole rimanere attaccata alle proprie radici musicali e culturali nonostante lo sradicamento, la ghettizzazione e la marginalità mentre i giovani punk bianchi non si identificano più con la scena musicale dell’epoca.
Negli anni ‘50, caratterizzati da ondate migratorie dall’Irlanda e dai Caraibi il cartello con la frase “No irish, no blacks, no dogs ” vietava agli immigrati irlandesi e afro-caraibici di affittare stanze e posti letto nelle pensioni - elemento comune nel passato di Don Letts, figlio di immigrati giamaicani e di John Lydon, di origine irlandese - vent’anni dopo la musica reggae si unisce al punk per cercare di uscire da una scena musicale ormai stagnante e una situazione politica altrettanto negativa (siamo negli ultimi anni del governo laburista di Harold Wilson e gli anni bui del Thatcherismo incombono sul Regno Unito).
Diciottenne Don Letts iniziò a lavorare come dj al Roxy (storico locale dei punk londinesi) appena prima che il punk detonasse in tutta la sua potenza sociale e lo sbalzasse nell’occhio del ciclone. Senza aver a disposizione molti dischi di gruppi punk da includere nella sua playlist, mantenne giocoforza una scaletta ricca di dub e reggae jamaicano da suonare assieme a dischi degli Stooges, degli MC5 o delle New York Dolls. Suonare rock’n'roll sarebbe stata un’alternativa più naturale, ma conforme alle regole non scritte del punk. Per Letts mantenere un’identità stilistica definita si dimostrò una scelta coraggiosa e azzeccata. Infatti questo suo sentirsi spirito libero fortemente legato alle proprie radici musicali e culturali farà di lui il dj per eccellenza in grado offrire un contributo influente all’evoluzione della scena.
Strettissimo fu il rapporto con i Clash sfociato nella collaborazione sia per Sandinista che nelle sperimentazioni dub dancehall di Blak Market Clash ed in seguito come membro dei Big Audio Dynamite insieme a Mick Jones.
Con la sua Super8 filma tutto quello che succede al Roxy, dove si esibiscono Clash, Pistols, Siouxie ecc. Firma più di 400 video musicali (Clash, Elvis Costello, Bob Marley, Pretenders..) e numerosi film: Dance Hall Queen, The Punk Rock Movie Director, Legend (documentario su B. Marley), Westway to the world (Grammy Award 2003).
Venerdi' 5 dicembre, ore 20.45:
per Incontri08, in collaborazione con la SOMSI,
FURTI,
di e con Paolo Patui.
Sabato 6 dicembre, dalle 19.30: Aperitivo con dj LakFURTI,
di e con Paolo Patui.
Dalle 21.30: STORIE DAL FONDO, letture: Massimiliano Santarossa; colonna sonora: dj Lak.
Massimiliano Santarossa, un trentenne all'apparenza come tanti, ma che in realtà ha quel "qualcosa in più".Massimiliano Santarossa è ricco interiormente. Sensibilità e soprattutto umiltà, sono caratteristiche che gli appartengono e delle quali, è impossibile non accorgersi, anche solo dopo averci scambiato poche parole.
Lui, giovane uomo – ora marito e padre – nato e cresciuto a Villanova, quartiere popolare di Pordenone, ha la capacità di farsi ascoltare e, cosa fondamentale per uno scrittore, di farsi leggere. Il suo libro "storie dal fondo", coinvolge sin dalle prime battute, obbliga il lettore ad una vera e propria Full Immersion: 170 pagine da vivere tutte d'un fiato.
Una carrellata di personaggi ai quali non si può fare a meno di "affezionarsi", al punto tale che dispiace non conoscerli. Storie vere, storie amare, raccontate con il cuore, senza giri di parole, con una semplicità disarmante.
Storie di alcol, di droga, di miseria e povertà, dove la dovizia di particolari non sfocia mai nella banalità. Un linguaggio fresco, diretto, mai volgare e, quello che colpisce di più, sempre attento a non ferire con cattiverie gratuite chi quelle storie le ha vissute e le vive davvero.
In un epoca in cui tutto fa tendenza, dove siamo abituati a condividere le nostre giornate con le bassezza umane, dove la violenza ed il turpiloquio non rappresentano più l'eccezione, un libro scritto con tanta educazione andrebbe consigliato alle scuole come lettura educativa. (Cinzia Lacalamita).
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