Nella sala conferenze del Centro Civico di Cervignano del Friuli di via Trieste n. 35, (visualizza mappa)
martedì 10 febbraio 2009 alle ore 18.00
incontro con Boris Pahor, l’autore di “Necropoli, in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro “Qui è proibito parlare”, Fazi editore 2009.
martedì 10 febbraio 2009 alle ore 18.00
incontro con Boris Pahor, l’autore di “Necropoli, in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro “Qui è proibito parlare”, Fazi editore 2009.
Dialogherà con l'autore il prof. Elvio Guagnini. Introdurrà l’incontro l’Assessore alla Cultura Marco Cogato.
Boris Pahor, uno dei massimi esponenti della letteratura slovena, più volte candidato al premio Nobel per la letteratura, è dal 23 gennaio 2009 nelle biblioteche e nelle librerie con il romanzo “Qui è proibito parlare”. Il libro, scritto da Boris Pahor nel 1963 e ora tradotto per la prima volta in italiano da Martina Clerici, è pubblicato da Fazi editore. Con questo romanzo Pahor, prima di approdare in Italia, ha scatenato l’entusiasmo della critica e dei lettori francesi nella pubblicazione di Phebus con il titolo “L’appel du navire” che rispecchia l’originale sloveno “Parnik trobi nji” che in italiano si traduce in “La voce della sirena”.
“Qui è proibito parlare” è un libro intenso e drammatico che racconta un capitolo ancora sconosciuto della storia d’Italia, il periodo buio degli anni che hanno preceduto e preparato l’orrore descritto in "Necropoli". Caso letterario del 2008, "Necropoli" è il libro che ha fatto scoprire Boris Pahor ai critici e ai lettori italiani, vincitore del Premio Internazionale Viareggio-Versilia, del Premio Napoli, del Premio Latisana per il Nordest e Libro dell’Anno Fahrenheit. Già pubblicato in italiano a cura del Consorzio Culturale del monfalconese nel 1997 e nel 2005 (premio Kosovel), poi pubblicato da Fazi nel 2008 e distribuito a livello nazionale, "Necropoli" documenta un viaggio nell’orrore, il drammatico ricordo della lunga detenzione di Pahor nel campo di concentramento di Natzweiler-Struthof, sui Vosgi, dove i nazisti sterminarono soprattutto rom e dissidenti politici.
“Qui è proibito parlare” racconta un periodo drammatico della storia della città di Trieste. Come dichiara l’autore in un intervista, «Parla della mia giovinezza in una Trieste dell’epoca fascista, quando i ragazzi sloveni, anche quelli di maggiore valore intellettuale, erano costretti alla clandestinità. A restare aggrappati alla propria lingua madre, alla propria cultura, in contrasto con il regime. C’è il mare, c’è Grado… è un libro a cui sono legato in maniera particolare.”
“Qui è proibito parlare” racconta un periodo drammatico della storia della città di Trieste. Come dichiara l’autore in un intervista, «Parla della mia giovinezza in una Trieste dell’epoca fascista, quando i ragazzi sloveni, anche quelli di maggiore valore intellettuale, erano costretti alla clandestinità. A restare aggrappati alla propria lingua madre, alla propria cultura, in contrasto con il regime. C’è il mare, c’è Grado… è un libro a cui sono legato in maniera particolare.”
Qui è proibito parlare, Fazi editore 2009
Dal risvolto di copertinaPrincipale porto dell’impero austro-ungarico, Trieste aveva visto coabitare per secoli culture diverse. Una volta integrata nel regno d’Italia alla fine della prima guerra mondiale, la presa del potere da parte di Mussolini e la presenza sempre più massiccia dei suoi seguaci avevano messo termine a questa intesa, e la città era diventata banco di prova di quello che il fascismo sarebbe stato non solo sul suolo italiano, ma anche nel resto d’Europa. Fu qui che, per la prima volta e anticipando scenari futuri, fu messa in atto una campagna di pulizia etnica: tutto quello che era sloveno, lingua, cultura, gli stessi edifici, doveva sparire.
È in questo clima, così cupo e oppressivo, che Ema, giovane slovena originaria del Carso, da poco arrivata in città da Milano, si aggira piena di rabbia in una luminosa estate degli anni Trenta. Si lascia alle spalle una storia familiare dolorosa: i suoi sono tutti morti, compresa la sorella Fani che, poco più che adolescente, aveva abbracciato la causa fascista frequentando le camicie nere e cercando un lavoro che le permetta di vivere in modo indipendente, ma le difficoltà che trova sul suo cammino e il rancore per un mondo che sente ostile non fanno che accrescere in lei un senso di dolorosa esclusione. Sarà l’incontro con Danilo sul molo del porto a segnare la svolta decisiva nella sua vita. Maturo e determinato, l’uomo guiderà i passi della ragazza nel difficile e pericoloso cammino della resistenza al fascismo e della difesa della cultura slovena, e su quello non meno tortuoso dell’amore. Abbandonandosi a una passione che si fa sempre più viva e legandosi a Danilo in un’intesa profondissima, Ema riuscirà finalmente a liberarsi di ogni paura e a trovare la forza di prendere in mano la propria vita, di darsi senza remore alla lotta per il riscatto del popolo sloveno e di affrontarne con coraggio tutte le conseguenze, fino alla prigione. diventando l’amante dei vari gerarchi del momento, rinnegando così la sua origine slovena e causando una ferita profonda a Ema che si era sentita tradita e umiliata. A Trieste la ragazza sta ora
Note biograficheBoris Pahor è nato nel 1913 a Trieste dove vive tuttora. Dopo la laurea a Padova ha insegnato Lettere italiane e slovene nella città giuliana. Durante la seconda guerra mondiale ha collaborato con la resistenza antifascista slovena ed è stato deportato nei campi di concentramento nazisti, esperienza che lo ha segnato fortemente e di cui si trova traccia in gran parte della sua ricchissima produzione letteraria. I suoi libri, scritti in sloveno, sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco, spagnolo e perfino in esperanto. Segnalato più volte all’Accademia di Svezia che assegna il Nobel per la letteratura, insignito nel 1992 del Premio Preseren, il massimo riconoscimento sloveno, per la sua attività letteraria, già nominato in Francia Officier de l’Ordre des Arts e des Lettres dal ministero della Cultura, nel 2007 Boris Pahor ha ricevuto la Legion d’Onore da parte del presidente della Repubblica francese. In italiano, oltre a Necropoli (Fazi Editore 2008), sono stati pubblicati Il rogo nel porto, La villa sul lago e Il petalo giallo. Nel 2008 Boris Pahor ha vinto il Premio Internazionale Viareggio Versilia, il Premio Napoli e il Premio Latisana per il Nordest e Necropoli è stato nominato “Libro dell’anno” di Fahreneit – Radio 3.
Elvio Guagnini è nato a Trieste nel 1939, professore ordinario di Letteratura italiana all’Università degli Studi di Trieste e Visiting Professor presso le Università di Amsterdam e di Klagenfurt, è condirettore di Problemi e di Aghios. Quaderni di Studi Svevian”. Fa parte della redazione di Metodi e Ricerche e di Italienische Studien. Oltre a studi sulla letteratura di viaggio e di frontiera, si è occupato della questione del “giallo” italiano, dei legami fra scienza e letteratura nel Settecento, di problemi di storiografia letteraria e culturale, con particolare attenzione a temi e autori della cultura giuliana fra Sette e Novecento.
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