lunedì 19 gennaio 2009

La strage di Torlano per il Giorno della Memoria all' Osteria Parùs a Buja venerdì 23 Gennaio

la strage di Torlano

vinars 23 aes vot e mieze di sere te ostarie di Parùs a Saramont (Madonna di Buja- vedi mappa) pe zornade de memorie pe zornade de memorie

documentari su la stragje fate dai nazisçi a Torlan di Nimis tal istât dal 1944, videotestimoneance produsude par cure di NNindimedia zontant cussì un altri cjapitul di storie dopo di chê di Avasinis.

Te stragje di Torlan, piçule frazion di Nimis, il 25 di avost dal 1944, 33 feminis, fruts, oms, vecjos e vegnin copâts e brusâts de WaffenSS : nûf ducj de stesse famee, vignude di Puart a Torlan tal '40 par cjatâ lavôr.

PRIMO LEVI

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore



Il Giorno della Memoria
è una ricorrenza istituita nel 2000 dal Parlamento italiano che ha in tal modo aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

associazion culturâl
"el tomât"
buje

La storia:
La strage di Torlano

Venerdì 25 giunse da Nimis, invano contrastato dai partigiani, un contingente tedesco su auto blinde, che circondò alcune case situate sotto l’abitato di Torlano, che ospitavano poche famiglie, ma numerose: i Comelli, i Dri, i De Bortoli, mezzadri originari di Portogruaro, i pochi altri.
Erano Waffen SS della divisione "Cacciatori del Carso", di stanza a Gradisca d'lsonzo dove da poco s'era trasferito da Trieste un comando speciale per la lotta contro i partigiani. Li comandava un tenente SS, alto di statura, già tristemente conosciuto come il ''boia di Colonia". Il suo nome era Fritz Joachim.
Facevano da guida alcuni fascisti della Milizia per la difesa territoriale, con occhiali neri e la visiera abbassata per non farsi riconoscere.
Le autoblinde bloccarono tutte le vie d'accesso: non c'era più tempo per fuggire.
I De Bortoli e la famiglia di Giovanni Comelli si rifugiarono nella stalla di Ruggero Dri.
Elisabetta De Bortoli rimase in cucina a far da mangiare.
Tedeschi e fascisti rastrellarono il paese e le persone trovate furono rinchiuse nell'osteria allora gestita da Giobatta Comelli.
Furono poi fatti uscire uno alla volta e uccisi con un colpo di pistola.
Luigi Seracco tentò la fuga, ma fu colpito a morte.
Il Boia rientrò poi nell'osteria e uccise l'oste, Giobatta Comelli, la figlia Rosa e la moglie Lucia Vizzutti. L'altro figlio Albino, di diciannove anni, nascosto nella cappa del camino, assistette impotente alla strage. Nell’ottobre ’46 si suiciderà con un colpo di pistola sotto il mento, com’erano stati uccisi i suoi genitori e la sorella.
Poi fu la volta delle persone rifugiate nella stalla.
Gli uomini furono fatti uscire uno alla volta e uccisi con un colpo di pistola sotto il mento.
Il tenente Wunderle e alcune SS poi entrarono nella stalla: le donne pregavano, supplicavano, stringevano al petto i bambini.
I mitra spararono nel mucchio, finché nella stalla tutto fu silenzio.
I corpi quindi vennero cosparsi di strame e di benzina e bruciati.
Il giorno dopo la gente delle frazioni vicine accorse, ma tedeschi e cosacchi impedirono che i corpi fossero sepolti.
Solo quando se ne furono andati, fu possibile la sepoltura, in una fossa comune tra le case.
Solo nel '47, i resti, chiusi in 5 bare, furono accolti nel cimitero di Torlano.

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