IL CANTAUTORE
Ursino, parole e musica contro l'effimero
<< Noi imperfetti contemporanei allevati all'effimero, sbandati e catodici noi, che premiamo i centauri mentre Gino (Strada) in un altro mondo schiva bombe e cuce ancora. Chapeau>>. E chapeau a Francesco Ursino che con Tutti nudi a Filicudi (Folkest dischi) firma un'altra convincente prova di cantautorato italiano, senza dubbio una delle cose migliori che ci ha regalato in questi anni. Fin dal titolo, un simpatico sberleffo alla retorica della maschera e un invito a liberarci delle zavorre imperanti e delle banalità accecanti per tuffarci nel mare dell'autenticità e della sincerità. Dopo aver ascoltato le dieci perle dell'autore e interprete udinese - che presenterà il disco venerdì alle 21, al Visionario -, possiamo felicemente dire che mai bagno fu tanto salutare! Salutare perché con lui riscopriamo la centralità della parola e della riflessione, del saggio disincanto di un uomo che osserva lo scorrere dell'esistenza e lo narra con toni moderatamente ironici, senza il bisogno di aggredire né di armarsi di vetriolo per dire cose. Francesco osserva tutto, annota, assimila tutto e lo invecchia come un cognac pregiato, per poi servirlo a chi sa ascoltare, a chi cerca l'emozione in una parola. Pezzo dopo pezzo, comprendiamo che il filosofo che vive nel nostro poetico gigante buono è vivace, attento, comunicativo. Dice, ma non da soluzioni, né indica strade. Semplicemente canta la vita, quella che gli piace e quella che sente estranea. Come i tanti cantautori che Ursino ama: da Fossati a De Andrè, da Paolo Conte a Guccini, da Ruggeri ai campioni della musica d'autore sudamericana.
Le dieci canzoni, fin da La città dell'imperfetto che abbiamo citato all'inizio, sono ricche di suoni, come forse non era mai accaduto nel percorso discografico di Francesco:" Ho incontrato dei grandi musicisti, che hanno capito il mio stile espressivo e si sono subito messi al mio servizio, con umiltà e con tutto il loro talento. Sono meravigliosi. Li voglio ringraziare anche da queste colonne. Sono: Pietro Maria Tisi (chitarra), Maurizio Alberini (basso), entrambi di Brescia, Enzo Di Giusto (pianoforte e chitarra), Angelo Zambuto (batteria), Giulio Venier (violino), Gabriele Zamparo (tromba)". Gli strumenti sono ben calibrati nei loro interventi jazzy che danno ai colori sudamericani una lievità poetica, il resto lo fa la voce di Ursino, al solito profonda ed evocativa in questa cavalcata che dal pezzo di apertura prosegue il suo cammino con Il violinista di piazza Dam, "lacero e contuso", con L'osteria del buon ricordo, in cerca dell'odore di semplicità e dove ci si può scaldare il cuore, con Alcatraz ("quante colpe ho masticato, quanto dolore ho ricambiato e quante donne non ho saputo amare"). Il qualunquista rimanda alla lezione del filosofo Gaber ("e sparae sui perdenti che tanto non servono"), mentre Vita vitae declina il succo dell'esistenza. La Weltanschauung dell'ombrellone vive in La villeggiatura, frullato di luoghi comuni tra sabbia e mare. Dubbi di cantautore è permeato di autoironia e dei dubbi dei geni incompresi persino in famiglia, mentre Amori storti ci fa capire che "per i cuori al bivio niente fa ragionare, finchè l'amore non si placa o non muore e le parole e gli amici servono a poco a niente a nessuno mai". Francesco in realtà è un marziano, di questi tempi. Ed é così che conclude il disco, con Lettera marziana: "E come diceva il maestro Fabrizio ci vendiamo anche le madri. E adesso ti saluto che mi vergogno". Una cavalcata tra cronaca e poesia, tra filosofia e ritmi accattivanti, tra canzone e suono sincero. Come Ursino. (Nicola Cossar)
Altri articoli ed info sul concerto del Visionario 14/11/08 ;
Per ascoltare in anteprima alcuni brani del disco MySpace URL: www.myspace.com/francescoursino .
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