Una giornata, quella di sabato 4 luglio, apertura della Stazione, densa di appuntamenti.
Verso le cinque della sera, dopo il saluto delle autorità, la prima esecuzione di The Topolò-Abitanti Railway (La ferrovia Topolò-Abitanti), brano musicale composto da Dario Savron, originario di Abitanti, nell'Istria slovena, paese unito a Topolò, da una serie di interventi artistici e di esplorazioni realizzati dalla Stazione a partire dal 2006. Il brano viene eseguito da un sestetto formato da flauto, clarinetto, fisarmonica e tre percussionisti "di Topolò". Savron è docente di percussioni presso il Conservatorio "B.Marcello" di Venezia.
C'è ancora luce quando Gian Luca Favetto, una delle voci più note di Radio Rai, scrittore, giornalista di Repubblica e grande affabulatore, narra della volta che il Giro d'Italia, improvvisamente, decise di passare per Topolò. Un fatto reale o una leggenda? Solo il tempo per chiederselo che già la notte si apre con un grande interprete della danza contemporanea, Pi Keohavong, laotiano, formatosi negli Stati Uniti presso la Eric Hawkins Dance Company di New York e membro, dal 1997 al 2004 dei Momix.
Da alcuni anni, Pi ha sviluppato progetti come solista. One. The circle of life, è il titolo della performance di questa sera. Pi Keohavong è accompagnato dalle musiche, eseguite dal vivo, di Giovanni Bresil ed Emanuel Donadelli e inaugura così la sua collaborazione con la Stazione che lo vedrà, quest'anno, curatore del cantiere per bambini/e e ragazze/i.
Nella notte, dalla Posta di Topolò, i segnali Morse lanciati dal clarinetto e dal sax di Angelo Di Giorgio, già interprete, due anni fa, delle Sequenze di Luciano Berio. Tre i brani in programma: di Fernando Mencherini Crazy jay blue, per clarinetto solo; di Angelo Di Giorgio Porosìa ne hapsirén pa kohe, opera audiovisiva che si avvale delle immagini video di Paolo Comuzzi su opere pittoriche di Carlo Patrone; Jacob Ter Veldhuis The garden of love, per saxofono soprano e nastro registrato.
In una stanza del paese, oggi e domani, la prima parte di Appunti per Topolò 2009, una indagine sensoriale realizzata da Carlo Andreasi nei boschi notturni di Topolò con l'ausilio di carta fotosensibile, registratore audio e telecamera. La seconda parte del progetto, verrà realizzata da Andreasi, sempre nei boschi circostanti Topolò, proprio nella notte tra sabato e domenica 5. A domani...
Dario Savron, Abitanti - Istria
The Topolò - Abitanti Railway
prima esecuzione assoluta
Ed ecco che le ruote iniziano a muoversi ...
Il ritmo costante e irregolare con cui il treno s’esprime diventa un tappeto sonoro sul quale prendon forma e si perdono i pensieri dei passeggeri che seguono come ipnotizzati lo scorrere del paesaggio e del tempo, …tra due stazioni immaginarie, quella di Topolò e quella di Abitani.
Padre dei nostri viaggi è il sogno. Frutto dei nostri sogni è la vita.
L’idea portante della composizione è la Stazione come punto di partenza e di arrivo, è la ferrovia come linea di relazione, è il treno come dimensione del viaggio.
Per questa esecuzione alcuni strumenti saranno creati a Topolò e poi suonati.
Per flauto, clarinetto, fisarmonica
e tre percussionisti di Topolò.
Dario Savron, direzione
Dario Savron è musicista originario di Abitanti, il paese istriano con cui Topolò ha stretto amicizia.
È docente di strumenti a percussione presso il Conservatorio “G.Verdi” di Milano e al Conservatorio “B.Marcello” di Venezia.
Negli ultimi anni si è esibito nei festival e nei teatri di tutto il mondo, sia come solista che con gruppi da camera e in orchestre, tra le quali la Royal Concertgebouw di Amsterdam, l`Orchestra da Camera della Radio Olandese, l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, l`Arena di Verona, l`Orchestra “G.Verdi” di Trieste.
Attivo anche come compositore, i suoi brani sono stati eseguiti in diversi Paesi.
Angelo Di Giorgio, Povoletto
Segnali morse dalla Posta di Topolò
Concerto-installazione per video, suoni registrati ed esecuzione dal vivo
.... alcuni anni fa, non ricordo bene, entrando nell’Ufficio Postale di Topolò, sentii dei suoni generati dal segnale morse del telegrafo; mi apparvero così musicali che espressi il desiderio di registrarli. Li registrai. Mi piacquero perché contenevano nello stesso tempo un messaggio verbale e musicale.
In quel periodo collaboravo con Carlo Patrone che mi chiese di “musicare” una sua opera, “Istocromia allo iodio”, che presentava in evidenza linee e punti, più o meno spessi, come un codice morse o come una sequenza di suoni. Questi segni, tradotti in note musicali e uniti ai messaggi del telegrafo di Topolò, formano la base musicale su cui poi intervengo con il clarinetto ed il saxofono in una sorta di dialogo, dove i miei suoni a volte si trasformano loro stessi in segnali morse che vengono proiettati in uno spazio infinito senza tempo.....
Angelo Di Giorgio clarinetto e saxofono
Fernando Mencherini
“Crazy jay blue”, per clarinetto solo
Angelo Di Giorgio – Carlo Patrone – Paolo Comuzzi
“Porosìa ne hapsirén pa kohe”, opera audiovisiva
Jacob Ter Veldhuis
“The garden of love” per saxofono soprano e nastro registrato
Angelo Di Giorgio si è diplomato nel 1982 in clarinetto, nel 1998 in saxofono. Esegue musica contemporanea interessandosi anche di musica elettronica. Ha vinto numerosi premi a concorsi nazionali ed ha partecipato ad un seminario sulle prassi esecutive dell'ultimo Luigi Nono organizzato dalla Biennale di Venezia. Per diversi anni ha partecipato al Gaudeamus ad Amsterdam.
Carlo Patrone nato a Bassano del Grappa nel 1929, anatomopatologo, vive e lavora a Udine. Si dedica all’attività artistica dal 1978.
Paolo Comuzzi, artista e videomaker ha partecipato a più edizioni della Postaja realizzando, tra l’altro, nel 2006, il documentario della XIII edizione di “Stazione di Topolò”. Vive a Udine.
Gian Luca Favetto, Torino
La volta che il Giro passò da Topolò
Sono passati. Sono passati in gruppo. In fuga. Quando si dice una fuga di gruppo. Era quasi sera, notte. Una fuga talmente fuga che erano in anticipo. Sulla tabella di marcia, sulla tabella dei giorni, sulla tabella delle stagioni, sulla tabella dei luoghi, sulla tabellina del nove e sulla carta geografica, che è sempre una carta assorbente, una carta che sente, una carta dei sentimenti. A Topolò, nel lontano tempo che fu e che sarà, il giro d'Italia passa fiero con tutti i suoi campioni gregari tecnici meccanici direttori sportivi organizzatori giornalisti addetti al catering montatori frecciatori traduttori tifosi appassionati. Quel giorno lì passa. E se è passato una volta, passa tutte le volte. Passa Girardengo, Coppi, Bartali, Bobet, Balmamion, Anquetil, Adorni, Gimondi, Motta, Merckx, Beccia, Battaglin, Pantani, Zilioli, Zandegù, Basso, sia Marino, sia Ivan, Savoldelli, Rujano, De Luca, Cunego, Simoni, De Clerck, Zolla. E a Topolò, per una volta, vedendo le persone assiepate ai bordi della strada,con le mani staccate dal manubrio, i corridori hanno applaudito il passaggio del paese, il paesaggio.
G.L.Favetto, ha pubblicato saggi, poesie e romanzi (i più recenti La vita non fa rumore, Mondadori, 2008 e Le stanze di Mogador, Edizioni Ambiente, 2009). Nel 2006 ha pubblicato Italia, provincia del Giro (Mondadori) che ispira il suo intervento a Topolò E’ giornalista, drammaturgo, critico teatrale e cinematografico per “La Repubblica” . E' conduttore di trasmissioni per RadioRai e portiere della Nazionale Italiana scrittori.
Pi Keohavong
Quando Pi Keohavong si trasferì in Friuli, nel 2005, lasciando la città e sposando Silvia, aveva molte idee per diversi spettacoli da realizzare. Ma nella sua testa l'idea principale era quella dell' ”one man show”. ONE si basa su di un assolo realizzato nel 2004. La domanda è: chi è Pi? Dopo molti anni con i Momix la gente tende a identificarlo con loro e quello gli richiede ma Pi è altro, non è solo “ex Momix”. ONE è sul ciclo della sua vita. Ti porta dalla sua nascita alla sua rinascita (o morte), accompagnato da musica dal vivo. I suoi anni con la Erick Hawkins Dance Company lo hanno convinto dell'importanza della musica dal vivo. Lavora con due giovani musicisti udinesi: Giovanni Bresil ed Emanuel Donadelli. Questo e One..
Pi Keohavong. Dances and Choreographies
1995-96 Erick Hawkins Dance Company, NYC
1996-97 Gemini Performance Group, San Francisco - Chen and Dancers,NYC
1997-04 MOMIX, Connecticut Toured extensively around the world. Assisted Moses Pendleton in choreography: Momix in Orbit: "Sputnik" and "Millennium Skiva" - Opus Cactus "Head" from Aeros
2004 Copenhagen International Ballet, Denmark
2005 Co-founder,artist director,choreographer of Bamboopera Flexible Theatre,Italy.
He lives in Sclaunicco di Lestizza (Udine).
Carlo Andreasi, Trieste
Appunti per Topolò 09
Già da tempo, l’arte non consisterebbe più nella produzione di oggetti di godimento estetico, né tanto meno nella progettazione di entità per speculazioni finanziarie, ma piuttosto nell’ideare, interpretare e coagulare su di sè delle pratiche esistenziali.
Attuare nel bosco di Topolò l’esperienza dello stare in ascolto.
Con ciò intendo ad esempio attraversare lo spazio con la precisa sensazione delle sue discontinuità o sostare per farsi attraversare dagli eventi, coltivando il proprio orizzonte peculiare o semplicemente passeggiare o ancora trovare un luogo diverso da come ce lo immaginavamo e fare propria questa incongruenza. Vuol dire anche sapersi modulare sempre sulle forme dello spazio che ci ospita, sviluppare un proprio mimetismo d’insetto, non tracciare percorsi, ma stimolare la navigazione terrestre.
Utilizzare i sensi tecnologici della videocamera e delle pellicole fotografiche per registrare quest’esperienza ed elaborarne una condivisione.
Carlo Andreasi è nato a Legnago (VR). Dopo la laurea in paleontologia presso l’Università di Trieste, soggiorna per un lungo periodo nella Francia nord orientale dove conseguo un D.N.A.P. (Diplôme National d’Arts Plastiques) presso L’Ecôle National d’Arts Plastiques “Le Quai” a Mulhouse. Attualmente vive e lavora a Trieste.
Etta Aman Tribute, Cividale - Spietar
Musica per il mare di Babele
Gli Etta Aman Tribute, sono a Topolò con un progetto, pensato espressamente per la Stazione, che assembla più contributi, linguaggi e forme espressive. Nel mare di Babele confluiscono temi, immagini, personaggi, oggetti, simboli e suoni del nostro tempo. Dalle sinusoidi alla parola scritta, dalla poesia al canto, per tentare di ricostruire un nuovo essere. E un nuovo equilibrio dell'esistenza. L’attuale perdita d'identità, l’esilio del linguaggio che tanto ci devasta e ci lascia soli nel silenzio assordante del nostro quotidiano, diventano un canto naufrago da far risuonare per le strade di Topolò. Perché Topolò? Perché Topolò è Babele.
Anette Pennington nasce nel febbraio del 1923 nei pressi di Kenner, Louisiana da genitori di origine afro-ebraica. Fin da giovanissima spicca come cantante talentuosa, e ben presto adotta il nome d'arte di Etta Aman.
Durante una tourné in Europa, Etta conosce un giovane emigrante ebreo che le parla a lungo di Topolò. Lei ne rimane affascinata. Soprattutto è colpita dai racconti della grande comunità ebraica, che smuovono dalle antiche cicatrici il razzismo che l'ha inseguita durante l'infanzia.
Da quel giorno Topolò è stata la sua unica fonte d'ispirazione.
Nel 1960 (a soli 37 anni) Etta muore con un rimpianto: non essere mai potuta andare a Topolò.
Oltre al profondo rispetto artistico per i suoi capolavori, gli Etta Aman Tribute nascono con il proposito di portarla a Topolò per almeno una volta.
scritto e ideato da Cian & Staff
musiche originali Etta Aman Tribute
citazioni di Francesco Tomada, Peter Handke, Antonella Bukovaz, Jorge Luis Borges, Etta Aman
Stanze e mappamondi
esplorati da Gian Luca Favetto
Un viaggiare che è vivere, sperimentare, interrogarsi, costruire il mondo con i frammenti dei luoghi visti; questa è, anche, la poetica di Gian Luca Favetto. Formidabile affabulatore, sotto una pergola di Topolò racconterà di Mappamondi e Corsari, titolo del suo ultimo libro di poesia (ed. Interlinea), di numeri dieci, di dribbling e di portieri. Ma non solo, anche di dove vanno a finire le navi quando non servono più a nessuno, argomento del recentissimo romanzo Le stanze di Mogador (Edizioni Ambiente). L'elasticità retorica acrobatica di Gian Luca rende possibile l'evento.
Pihalni Orkester Brda
Mai s'era vista una banda lassù...
Il 5 luglio 2009, verso le cinque della sera, sarà una data storica nella storia musicale di Topolò: è la prima volta che una banda musicale tiene un concerto in paese. Topolò ha visto orchestre sinfoniche, è vero, ma bande mai! Il concerto vuole essere un omaggio della Stazione a Topolò, nel giorno della sua festa, il Senjam, che da decenni si svolge nella prima domenica di luglio.
Nel suo lungo percorso (nasce nel 1972) la Banda Brda (del Collio Sloveno) ha conosciuto diversi direttori e presidenti: i primi furono Karel Zuljan e Izidor Sosolič. Dal 2008 ne ha assunto la presidenza Mateja Drnovšček. Sotto il suo patrocinio si tengono corsi musicali secondo i programmi della scuola pubblica. Vale a dire, i suoi iscritti possono alla fine dell’anno scolastico sostenere gli esami presso le scuole di musica di qualsiasi livello. L’insegnamento, la ricchezza delle conoscenze e dell’esperienza vengono impartite loro da professori diplomati all'Accademia Musicale. Ciò significa che alla freschezza delle forze nuove si accompagna il bagaglio di consolidate esperienze. Il corso di musica è già al suo quinto anno e conta 34 bambini iscritti. Fra di essi anche qualche vecchio musicante desideroso di affinare le proprie conoscenze. Le bande slovene si caratterizzano per l'uso polifonico delle varie sezioni strumentali
L'ultimo Cedarmaz
un documentario di Ezio Gosgnach
“A Matajur il regno dei cieli era di casa e parlava sloveno, che però nella messa cedeva il posto al latino... Il Matajur come la Verna e Gujon come Francesco: quattro case sul monte, boschi attorno, il cielo sopra e il mondo oltre l’orizzonte. ... Gujon è uno di quei personaggi che non trovate nei libri di storia e nei proclami dei potenti di questo mondo. Ma lui la storia l’ha costruita secondo un disegno di unione nella diversità, rifiutando le cose che sono e come sono. C’era divisione, odio, ostilità. C’è stata una stagione fredda, con poca luce. La genta camminava al buio. Ma qualcuno ha seminato, erano tanti, di qua e di là del confine presieduto da militari in armi. Seminatori di speranza, discreti, sinceri, disinteressati. Gujon Pasquale, un prete da niente nel vento del Matajur. Ha seminato speranza. Il suo nome sta scritto nel regno dei cieli.” (don Renzo Calligaro) Ezio Gosgnach, direttore responsabile della “Vita Cattolica”, compaesano di don Gujon, ha curato il documentario dedicato alla vita e all’opera del patriarca del Matajur. Pasquale Gujon si racconta intrecciando la propria esperienza di uomo e sacerdote con la storia della Benecia e del confine orientale
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