martedì 17 marzo 2009

Cantatrice calva a Vertigini #5 - venerdì 20 marzo

Vertigini #5 - Rassegna di Teatro contemporaneo si avvia verso gli ultimi 2 appuntamenti.
Venerdi 20 marzo alle ore 20.45 sempre a Noventa di Piave nel Palazzetto dello Sport di via Guaiane ci sarà lo spettacolo
La cantatrice calva, vincitore del 1° Premio al Concorso Nazionale "Piccoli Palcoscenici" 2008 di Mestre. (Per la riuscita rilettura di un testa del '900... Per I'equilibrio ritmico, I'audacia e la fantasia della messainscena).


LA CANTATRICE CALVA

di E. Ionesco


La cantatrice calva, prima opera teatrale dell’autore rumeno naturalizzato francese, segna nel 1950 l’inizio di quel percorso teatrale, che con grande intuito Martin Esslin salutò come teatro dell’assurdo e che ebbe poi importanti sviluppi con le opere di Samuel Beckett. Si tratta di un genere che Ionesco definì ‘antiteatro’, con l'obiettivo “non di far la caricatura di un situazione ordinaria, ma di rendere ordinaria l'assurdità fino al punto di mostrare quanto infinitamente assomigli a ciò che chiamiamo anormale e quotidianamente accettiamo come tale”. I sei personaggi di questa ‘anticommedia’ sono i coniugi Smith, i coniugi Martin, loro ospiti, la cameriera e il capitano dei pompieri. Questi, dice ancora l’autore, “non sanno più parlare perché non sanno più pensare; non sanno più pensare perché non sanno più commuoversi, non hanno più passioni, non sanno più esistere; possono ‘divenire’ chiunque, qualunque cosa, giacché non esistendo, sono gli altri, il mondo dell’impersonale… e sono intercambiabili”. Regna quindi nell’opera una sorta di spersonalizzazione collettiva, di disgregazione psichica che si riflette nei movimenti scenici, simili a quelli di marionette, così come nel linguaggio. Il testo prende spunto dalle banali espressioni che Ionesco incontrò su un manuale scolastico, quando decise di imparare per la prima volta la lingua inglese. Dalle iniziali frasi di circostanza, attraverso una progressiva frammentazione di qualsiasi residuo di senso e di proposizione linguistica, si giunge a piccoli brandelli di proposizione, sillabe, fonemi isolati, dispersi in un naufragio linguistico di sapore umoristico e terrificante al tempo stesso. Questo processo decompositivo abbiamo voluto giocarlo fino in fondo, anche con l’identità dei personaggi, sin dal principio senza corrispondenza univoca con gli attori e calando l’intera vicenda in un clima di cadaverica ironia, nella quale solo i colori degli abiti delle attrici offrono un residuo di vitalità.

Nessun commento: