PICA!” – Picchia la roccia il minatore piegato dalla fatica. Picchia il tuono preceduto dal bagliore del lampo. Picchia la furia del vento che cancella ogni cosa. Batte il Cavaliere la sua spada. Batte lo zoccolo della morte sulle terre di guerra. Batte forte il cuore del contrabbandiere braccato dalla finanza. E ancora l’onda che batte contro ogni cosa sulla riva.
A tre anni di distanza da “Akuaduulza” – storie, leggende, tradizioni di “acqua dolce” – ecco “Pica!”, il nuovo album di Davide Van De Sfroos. Si compone di 15 brani, 3 dei quali con testo in italiano e ritornello in dialetto laghée (Il dialetto comasco è appartenente al ramo occidentale della lingua lombarda).
“E’ un disco molto corale, più ancora del solito. E’ il disco del cuore, delle emozioni che non hanno bisogno di parafrasi per venire fuori dirette. Picchia forte il cuore e il primo pensiero va a quelle persone - finite poi nelle canzoni - che hanno reso mitica la propria terra. Ecco perché nei testi ci sono nomi&soprannomi (“Il Minatore di Frontale”, “L’Alain Delon de Lenn”, “Il Cimino”, “Il Costruttore di Motoscafi”) di persone esistite ed esistenti)” afferma Davide.
“Pica!”: un suono, un urlo strozzato, ma anche un’invocazione. Quella che accompagna i minatori di Frontale – frazione di Sondalo, Comune dell’Alta Valtellina (la località scelta da Davide a simbolo di questo antico e nobile mestiere) – che in cerca di fortuna negli anni sono arrivati “quasi a perforare l’intero mappamondo”. Emigranti come tanti, sparsi per le miniere del mondo. Già la miniera “il posto più vicino all’inferno”, tanta e tale la profondità dei luoghi. Il minatore di Frontale vi è “sceso da ragazzo”: un viaggio pieno di incognite, simile a quello di decine, centinaia di giovani che lasciavano le loro case in cerca di fortuna.
E quello del “viaggio” è un tema assai ricorrente negli album di Davide. Tocca il punto più alto con “E Semm Partii…” (2001), dove è ben impressa nella memoria collettiva l’istantanea di quei “fazzoletti bianchi che non san volare”. Per quegli emigranti, dispersi per il mondo (con l’America a fungere da icona del “Paese delle mille fortune&opportunità e della ricchezza facile e a portata di tutti”), il viaggio era spesso di “sola andata”. Il percorso prosegue in “Akuaduulza” (2005): lì solo le onde del lago a cadenzare i tempi del viaggio e soprattutto del ritorno a casa. “Qualcuno ha sputato sulla sua onda, poi è tornato con una lacrima in più…”.
“Anche qui è presente il tema del viaggio – osserva Davide -. Sul piano personale, un viaggio che mi ha portato a ritirarmi in cantina (dove è stato registrato gran parte di “Akuaduulza”, ndr.) e a dare sfogo ai sentimenti con canzoni con tratti gotici, oscuri, sommersi”.
Ne “Il Minatore di Frontale”, singolo contenuto in “Pica!”, questa gente fiera – rispettosa del proprio passato e delle proprie tradizioni – parte e va, in tasca…”la montagna”: l’attende un duro lavoro in miniera. In ognuno di loro c’è la consapevolezza - spesso una speranza - di tornare un giorno “dove son sempre stato”. Ma il passato e la forza delle tradizioni possono arrivare a “intaccare” anche l’animo guascone del re di tutti i gigolò, “L’Alain Delon De Lenn” - altro brano contenuto in “Pica!” - che dopo una vita vissuta sempre al limite torna alla “sua” Cooperativa, al campo di bocce e guarda gli altri “ inclinare la bottiglia”, con qualche rimpianto, ma anche consapevole – nel suo “regno di eccessi” – di “aver sedotto il destino e dirottato la notte ai suoi piedi”. “Mai come in questo caso – osserva ancora Davide – il disco è stato portato così vicino ai luoghi ed ai personaggi protagonisti delle canzoni. Gente spesso sospesa fra terra e acqua e che però continua a guardare il cielo. In ognuna delle quindici canzoni c’è per me qualcosa di fortemente emotivo”.
Il 19 di aprile – per la prima volta nella sua carriera – Davide Van De Sfroos si è esibito nella prestigiosa arena del “Datch Forum” di Milano, tempio della “live” music. Il concerto ha registrato il tutto esaurito. Erano presenti 11.200 persone.
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