venerdì 19 marzo ore 21.30
Arrington De Dionyso è nato a Washington nel 1975, e si trasferisce ad Olympia nel 1992 per studiare etnomusicologia, musicoterapia e danza Butoh all’Evergreen State College, è il fondatore e curatore dell’Olympia Festival of Experimental Musics. Nel 1995 ha fondato gli Old Time Relijun, e da allora è stato in tournée negli Stati Uniti e in Europa, registrando per l’etichetta K records; inoltre impiega una parte significativa del suo tempo sostenendo la causa dell’improvvisazione libera. Da sempre interessato agli strumenti musicali, l’attenzione di De Dionyso negli ultimi dieci anni si è incentrata sul clarinetto basso, che suona con abilità multifonica ispirandosi al canto di gola di Tuva, e alla spiritualità di Albert Ayler e Don Van Vliet (Captain Beefheart).
Esplorando i limiti tra musicalità e pura energia, tra estasi religiosa e alienazione, de Dionyso riempie gli spazi in cui si esibisce con suoni profondamente risonanti.
Arrington non è artista dalla semplice catalogazione: assoluto, completo, ingenuo e astruso, intriso di religione e morbo (la costante visione allegorico-biblica del mondo, l’urgenza spirituale che ha in sé come una convinzione missionaria) mostrano un’impellenza etica che lo stacca dalle convenzioni e lo collocano nella nicchia (oggi abbastanza sgombra) dell’artista profeta, egoico e politico, contraddizione vivente di lungimiranza e naivité: una forza della natura.
Probabilmente in esigenza di espressione individuale, Arrington si è ritagliato uno spazio dagli Old Time Relijun ed ha intrapreso un cammino di ricerca ed espressione che lo sta portando iniziaticamente a fare i conti con se stesso, la propria visione del mondo, la propria concezione musicale, il proprio valore come artista: chitarrista, improvvisatore alle ance, cantante, poeta, disegnatore.
Con l’ultimo album solista Malaikat Dan Singa (K Records, 2009) Arrington torna alle origini, a quel lo-fi beefheartiano che tanto ha influenzato le prime uscite degli Old Time Relijun, ma lo fa alla sua maniera: con testi cantati completamente in indonesiano. Anche se nella musica non c’è niente che ricordi il subcontinente asiatico, visto che l’album è attraversato da una serie di tracce che pestano ritmi, chitarre, claroni ed echoplex: movimenti oblicui alla Beefheart, free jazz, rhythm’n'blues e funk psichedelico; Arrington suona tutto quanto da solo e riesce ad essere efficace come raramente è stato.
De Dionyso inoltre ha ricevuto un’attenzione sempre crescente anche per la sua arte visiva, che ha molti temi in comune con la sua musica.
Tutto è essenza, nella produzione di Arrington, tutto è coraggioso e inequivicabile: una forza non comune, nel mondo artistico contemporaneo.
www.myspace.com/arringtondedionyso
Johnny Mox, temibile alter ego del batterista dei Nurse!Nurse!Nurse!, si presenta dietro un colossale amplificatore da fisarmonica e armato di microfono, loop station, chaos pad, qualche effetto ed è, per certi versi, l’epitome dell’hip-hop, anche se il risultato finale è solo a tratti ascrivibile a questo stile. La voce è infatti fonte e artefice di tutta la performace: campionata, filtrata, montata in loop, processata fino a diventare irriconoscibile; e se a volte emergono punti di contatto con il Bugo rap del tempo che fu, altrove si sfocia un massimalismo power noise che rasenta i Dälek più intransigenti. Eppure, anche in questi momenti estremi, il fatto che il pezzo sia stato costruito mattone su mattone davanti a noi, facilita la fruizione, aiutandoci ad “addentrarci” nella materia. Gospel-noise-beatbox!!!
www.myspace.com/bringmetheheadofjohnnymox
+ Hybrida Sound System
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