Appello in solidarietà con il popolo Boliviano, di fronte al referendum secessionista voluto dall'oligarchia.
BOLIVIA
CON I MOVIMENTI SOCIALI BOLIVIANI E IL GOVERNO MORALES
PER LA DEMOCRAZIA, LA PARTECIPAZIONE, LA GIUSTIZIA SOCIALE
CONTRO IL REFERENDUM REAZIONARIO DELL’OLIGARCHIA
LA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE, LA SCHIAVITU’
SOSTENIAMO LE NAZIONI E I POPOLI INDIGENI DELLA BOLIVIA
NEL LEGITTIMO RECUPERO DELLE PROPRIE TERRE ANCESTRALI
DICIAMO NO AGLI ABUSI E ALLE VIOLENZE DEI LATIFONDISTI
Per il 4 maggio 2008, settori conservatori della Bolivia, oligarchia e latifondisti, e le autorità del Dipartimento di Santa Cruz, loro emanazione, hanno promosso il “Referendum per gli Statuti di Autonomia”. Un atto illegittimo e illegale che si pone al di fuori delle leggi e della Costituzione minacciando l’unità nazionale.
Lo Statuto di Autonomia proposto disconosce il governo centrale e dispone che le regioni abbiano il controllo delle terre e delle risorse naturali, cosi come delle tasse derivanti dallo sfruttamento delle medesime risorse. Non riconosce né i popoli indigeni, né la loro cultura o i loro idiomi come elementi fondamentali delle sue proposte. Anzi!
Inoltre prevede un’autonomia pressoché completa dallo stato centrale – art.122 “Nel caso in cui la conformazione dell’organo di controllo di costituzionalità della Bolivia venga realizzato in violazione dei principi costituzionali di indipendenza dei poteri, delle idoneità e delle specificità della funzione giuridica, il Dipartimento Autonomo di Santa Cruz non si sottometterà alla sua giurisdizione […]” - con addirittura diritti politici diversi per i cittadini cruzeñi rispetto al resto dei boliviani, e conta anche su di una legislazione sulla terra molto differente: art. 102, “Il diritto alla proprietà della terra, la regolarizzazione dei diritti, la distribuzione, riditribuzione e amministrazione della terra nel Dipartimento di Santa Cruz è responsabilità del Governo Dipartimentale [..]”; art. 105, “Il Governo Dipartimentale, attraverso l’Istituto Dipartimentale della Terra (IDT), applicherà processi di raggruppamento, distribuzione e ridistribuzione della terra per evitare l’apparizione del fenomeno del minifondo improduttivo [..]”; art. 109, “Il Governatore firmerà tutti i Titoli Agrari che accreditano proprietà sulla terra […]”.
Questi articoli forniscono una risposta precisa alla domanda su chi abbia redatto un simile Statuto di Autonomia e su quali fossero le sue intenzioni: contrastare le riforme politiche-economiche del governo Morales e le azioni dei movimenti sociali che si sono battute per la difesa delle risorse naturali, per il cambiamento politico, l’eliminazione dei latifondi e la restituzione delle terre agli indigeni.
Le organizzazioni sociali, gli indigeni, i cocaleros, dalla guerra dell’acqua di Cochabamba a quella contro la privatizzazione del gas, e poi il governo Morales, dalla nazionalizzazione del gas naturale e degli idrocarburi al riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni[1] e la nuova costituzione, hanno intrapreso la strada che porta oggi alla lotta contro l’oligarchia, contro il latifondo[2], contro il neoliberismo verso un nuovo (eppure antico, in quanto ricco della millenaria cultura dei popoli indigeni) modello di sviluppo con giustizia sociale.
La “Nuova Costituzione Politica dello Stato”, elaborata dall’Assemblea Costituente e al momento bloccata dal tentativo reazionario dei poteri di Santa Cruz, è la risposta a momenti storici[3] nuovi e vecchi, mai superati a causa dei politici corrotti, dell’oligarchia e degli Usa che per garantire i propri interessi hanno costretto alla miseria e al sottosviluppo i popoli indigeni e il popolo della Bolivia in generale.
Rodolfo Stavenhagen, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei popoli indigeni, nel rapporto redatto in seguito alla visita ufficiale in Bolivia dal 25 novembre al 4 dicembre 2007, ha dichiarato:
“Il progetto di statuto di autonomia prevede una serie di disposizioni di carattere razzista, compreso l'articolo 161, che sarebbe estremamente dannoso per le popolazioni indigene del dipartimento”.
Di fatto l’art. 161 dello statuto mostra il suo carattere razzista quando “riconosce con orgoglio la sua condizione razziale a maggioranza meticcia” e limita il riconoscimento dei popoli indigeni ai soli oriundi: “conservare la cultura e promuovere lo sviluppo integrale e autonomo dei popoli indigeni oriundi del dipartimento: Chiquitano, Guaraní, Guarayo, Ayoreo e Mojeño…”.
In realtà più del 20% della popolazione di Santa Cruz si auto identifica come Quechua o Aymarà. (dati censimento 2001)
E come vogliono “promuovere lo sviluppo dei popoli indigeni” i latifondisti e l’oligarchia Cruzeña?
Con la riduzione in schiavitù degli indigeni guaranì e l’opposizione armata al legittimo recupero delle terre ancestrali da parte dei popoli indigeni!
È il caso della hacienda “Caraparicito”, di proprietà del nordamericano Larsen.
Questo latifondista tiene in suo potere indigeni guaranì ridotti in schiavitù e per due volte, il 29 febbraio e il 4 aprile, ha impedito che venisse portata a compimento la restituzione delle terre, occupate da lui illegalmente, al Popolo Guaranì, ostacolando, sequestrando e minacciando di morte le commissioni ufficiali giunte alle porte della sua hacienda.
Il 4 aprile, Larsen ha minacciato personalmente e in maniera esplicita Alejandro Almaraz, viceministro per la Questione della Terra, e Wilson Changaray, Presidente dell’Assemblea del Popolo Guaranì.
Anche il già citato Rodolfo Stavenhagen, relatore speciale delle Nazioni Unite, ha dichiarato di aver
“osservato con preoccupazione e condannato le aggressioni che nei giorni passati hanno colpito nella regione dell’Altipiano Cruzeño alcuni funzionari pubblici e membri delle comunità guaranì durante il processo di restituzione dei territori ancestrali a questo popolo”.
Il raggiungimento di una giustizia sociale a livello globale, di nuovi modelli di sviluppo che non comportino lo sfruttamento o la distruzione dell’ambiente naturale né degli esseri umani che lo popolano, passa dall’abbattimento delle oligarchie, dal recupero delle terre occupate arbitrariamente dai latifondisti, dall’eradicazione di ogni schiavitù, discriminazione, razzismo.
Facciamo un appello ai movimenti sociali Italiani, alle personalità politiche e intellettuali affinché sottoscrivano questo messaggio di solidarietà con le nazioni e i popoli indigeni, i movimenti sociali Boliviani e il Governo Morales.
Primi firmatari :
Confederazione COBAS, ARCI, Partito Rifondazione Comunista, SELVAS.ORG-Osservatorio Informativo, Associazione ASUD, REBOC - Rete Boicottaggio Coca Cola- Comitato Carlos Fonseca, Associazione Italia Nicaraguacircolo "Leonel Rugama" Roma, Spazio Sociale EX-51 Roma- El Vagon Libre.Onlus - Claudio albertani, insegnante messico – Guido Piccoli, giornalista
[1] La Bolivia, paese a maggioranza indigena (il 62% della popolazione) è la patria di 36 popoli indigeni ufficialmente riconosciuti, dei quali i maggiori per numero sono i Quechua e gli Aymarà.
[2] I popoli indigeni hanno ottenuto i titoli di proprietà per 11 milioni di ettari, sulla base della Legge Agraria 3545 di “Reconducción Comunitaria de la Reforma Agraria”, promulgata il 28.11.2006 dal presidente della repubblica Evo Morales.
[3] La nuova costituzione risponde a vari momenti storici: il superamento della colonia con il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni; il fallimento della riforma agraria del 1953; le conseguenze delle dittature degli anni ’70; il flagello neoliberista imposto dal 1985; le nuove sfide della Bolivia e del Mondo: una democrazia partecipativa, una giustizia reale e una umanità in armonia con la natura.
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