lunedì 19 novembre 2007

giovedì 22 novembre - 21.15 Terza serata della rassegna "ALCOL: QUESTO E' IL SUO PROBLEMA"


giovedì 22 novembre - 21.15

Terza serata della rassegna "ALCOL: QUESTO E' IL SUO PROBLEMA".

My Name is Joe (di Ken Loach - 1998 - 105')
con Peter Mullan, Louise Goodall, Gary Lewis

Nella prima parte di My Name Is Joe si ride, e anche parecchio, ma la miseria è tangibile, la difficoltà di tirare avanti è evidente, la rabbia e la frustrazione fanno male al cuore. Quando l'ex-alcolizzato Joe si accorge che a trentasette anni non ha nulla, ed è costretto ad accettare in prestito dei soldi da un amico per portare la donna amata al bowling, allora sì che
vi viene il magone.

Joe lo dice chiaro, all'inizio del film: dietro ogni angolo ci può essere un baratro. Non solo per chi, come lui, ha avuto problemi di alcolismo, ma anche per tutti quelli che nella vita non hanno altra soddisfazione che una partita di calcio (perduta) con gli amici, per quelli che devono scegliere
se prostituirsi per comprare anestetico illegale o rimanere lucidi mentre nulla, intorno, sembra andare per il verso giusto, per quelli che, anche se sono nei guai, la polizia non la possono proprio chiamare. Sono argomenti sui cui è facilissimo scivolare verso la retorica, l'ovvietà o il
sentimentalismo. My Name Is Joe, però, è secco e asciutto come una partita del campionato di calcio inglese, e ripreso oltretutto allo stesso modo: campi lunghi e teleobiettivi per i primi piani, cineprese lontane dai protagonisti ma tanto agili da scoprire sui loro volti ogni smorfia di dolore, ogni imprecazione, ogni reazione ai falli fischiati contro.

Se il termine non fosse stato abusato dalla critica tanto da renderlo logoro, si dovrebbe dire che quello di Loach è un cinema necessario. E non stiamo parlando solo di arte. Se perdete My Name Is Joe, perdete un pezzo di vita. Poi, piano piano, va a finire che vi alzate la mattina e, cercando
nella memoria, vi convincete che quello di Bologna è stato un incidente ferroviario, che in Spagna ci sono stati solo i mondiali, che Mussolini era la mezzala del Predappio Calcio e che le televisioni private non vi costano nulla. Lunga vita a Kenneth Loach, piccola e coraggiosa memoria storica di
un millennio in cui l'oblio (di ciò che è passato, di ciò che si ha intorno) rischia di diventare uno stile di vita.

poi
> Via da Las Vegas (Mike Figgis) gio 29 nov
> Mosche da bar (Steve Buscemi) gio 6 dic
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