avostanis 2008
DE ARZENT ZU'
il nuovo libro del poeta Ivan Crico
lunedì 18 agosto, h 21.00
Agriturismo Ai Colonos, Villacaccia di Lestizza
"De arzént zù", "Di argento scomparso" si intitola il nuovo libro di Ivan Crico, edito dall'Istituto Giuliano di Storia e Documentazione di Trieste, che verrà presentato lunedì 18 agosto, alle ore 21, nell'aia dell'agriturismo Ai Colonos di Villacaccia di Lestizza. Si tratta di un avvenimento per molti versi unico e straordinario, nella storia della letteratura friulana e regionale, perché le liriche presenti in questa silloge sono state scritte in tergestino, cioè nell'antico friulano parlato fino agli inizi dell'Ottocento nella città di Trieste e di cui si sono perse le ultimissime tracce - secondo la testimonianza dello studioso Pavle Merkù, presente alla serata assieme al critico Gianfranco Scialino - agli inizi della Prima Guerra Mondiale.
Assieme alla lettrice Luciana Guerra, Ivan Crico ci consentirà con la sua poesia di partecipare a singolari nozze con i linguaggi che impiega, vivi come il dialetto bisiaco con il quale la sua creazione poetica si è fatta notare, o morti, come lo è il dialetto tergestino che lui dopo uno o due secoli dall’estinzione fa rivivere alla nostra percezione sonora in tutta la sua ricchezza.
Il dialetto friulano tergestino è a Trieste l’erede della romanità della città: appena un millennio più tardi il veneziano coloniale ne avrebbe insidiato il primato per soffocarlo del tutto dopo l’istituzione del Porto franco (1719), quando questo diventò la lingua franca dei commerci cittadini. La toponomastica triestina attesta ancor oggi insediamenti tergestini nella valle di Rozzol, slovenizzata al più tardi nel XIV secolo, di Roiano e di tutta la costiera occidentale che all’inizio assicurava la contiguità linguistica tra il Friuli e le sue estreme frange occidentali.
Confrontato con altri dialetti friulani, il tergestino ha una singolare ricchezza fonetica che lo distingue e lo rende riconoscibile ed è in ciò simile al dialetto muglisano, anch’esso scomparso pochi decenni dopo (o prima?) del tergestino. Oltre a “I Dialoghi piacevoli in dialetto tergestino” pubblicati dal Mainati, pochi sono i testi letterari della fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento rintracciati e pubblicati dai pochi studiosi che se ne sono occupati.
È perciò una piacevolissima sorpresa constatare come una preziosa parlata, scomparsa da tempo, sia rivissuta e rivisitata attraverso la voce di un artista e poeta come Crico, la cui produzione poetica è ormai nota a livello nazionale e da sempre attento alla valorizzazione del ricchissimo patrimonio linguistico del FVG. La serata sarà difatti anche un'occasione per ascoltare un intervento in diretta con la cantante Elisa - vincitrice a Sanremo con la canzone "Luce, tramonti a nord-est" - che ha più volte ribadito il suo attaccamento nei confronti del linguaggio e della cultura della sua terra natìa, tanto da scrivere agli inizi della sua carriera anche un brano in bisiàc. Il nuovo progetto della poetessa e cantante Erica Benfatto, inoltre, chiuderà la serata presentando improvvisazioni vocali su testi in bisiàc assieme a Gabriele Benfatto, chitarra e voce, Andrea Ell, percussioni, ed uno dei maggiori organisti internazionali, Manuel Tomadin, che suonerà un organo portatile di propria invenzione realizzato a mano assieme al padre.
Ingresso libero. In caso di maltempo la serata si terrà il giorno dopo.
www.colonos.it.
Uiàrs el mar
Dopo se tirèua sù riènt la muràja
de la zità in tòl gniènt liziér de l’aria
tiènera de maj - l’arzent atòr dei aulìu
impizà - e com chèla pièra inzalida
ficiàda in tòl mur chèlis tòue
paràulis de drènto mai fauelàdis.
Se zièua uiàrs el mar. Clar el claméua
de lontam, im fond del troz blank,
la nauàda luèngia dei àrboi im flor.
L’àga duta la impegnèua chèl tièmp.
Verso il mare. Poi si proseguiva costeggiando la muraglia / della città nel niente leggero dell’aria / tenera di maggio - attorno l’argento degli ulivi / acceso - e come la pietra ingiallita / incastrata nel muro quelle tue / parole mai dette dentro di te. / Si andava verso il mare. Chiaro chiamava / da lontano, in fondo al sentiero bianco, / la navata lunga degli alberi in fiore. / L’acqua tutta riempiva quel tempo.
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